BREVI RACCONTI DI FIABA FARFALLA AMINA

 

FARFALLA AMINA 


                                       



Lettera


Salve a te mio piccolo lettore, sono fata scribacchina, il mio nome è Eloise. Sono la fata dei boschi, vivo al di là della foresta incantata insieme ai miei amici folletti. Abitiamo all’interno d' una cavità presente in un vecchio ulivo ultracentenario.Il mio compito è quello di scrivere dei fantastici racconti. Per portarli a termine ci son voluti diversi anni, ma grazie al loro aiuto son riuscita a concluderliSarei estasiata se tu dedicassi parte del tuo tempo alla lettura.. Leggere è molto importante, poiché oltre ad imparare parole nuove, ti aiuterà a rafforzare il rapporto di intimità con i tuoi genitori, quando resteranno accanto a te mentre ti leggeranno uno dei miei favolosi racconti, prima di addormentarti.Tu chiudi gli occhi e immagina di fare uno strabiliante viaggio nel mondo della fantasia.. Un grande ciao da fata scribacchina.


Fata scribacchina

 

 FARFALLA AMINA E GLI AMICI DELLA VALLE INCANTATA  

Tanto tempo fa, nella valle di Prato Fiorito, viveva una bellissima farfalla, di nome Amina.

Ogni giorno, la giovane farfalla trascorreva il suo tempo tra le vaste distese di prati, costellati da miriadi di fiori, colorati e profumati. 

Una mattina, dopo aver girovagato, in lungo e in largo l’immensa vallata, stanca, decise di fermarsi sulla riva di un piccolo torrente, per rinfrescare il suo viso accaldato e placare la sensazione di arsura. Mentre s’apprestava a raccogliere dell’acqua fresca per dissetarsi, vide la sua immagine riflessa. La giovane farfalla rimase così ammaliata che si guardò e riguardò infinite volte. 

In quel preciso istante la sua mente cominciò a fantasticare ed improvvisamente come un lampo di genio, le venne in mente una strabiliante idea. E farfugliando in modo confuso, ripete’ tra se esclamando: “Oh! Ma…se… si… organizzasse!! Certamente! Perché non fare…! Uhmmm ..Ma… no!”

Poi spalancò i suoi grandi occhioni verdi, portò l’indice all’insù e ad alta voce urlò: “Ma certo! Organizzerò una fantastica gara di bellezza, così gli insetti della valle potranno partecipare. Non vedo l’ora di comunicarlo a tutti quanti!” 

Amina si mise a volteggiare felice per tutto il prato, saltando da un fiore all’altro e quando il sole cominciò a calare dietro le alte montagne, aprì le sue grandi ali e spiccò il volo, per far rientro nella sua dimora. 

Durante la notte, non riuscì a chiuder occhio, pensando a come avrebbe potuto avvertire tutti i suoi amici.

Il giorno seguente andò subito a trovare al campo dei Gigli selvatici una giovane ape di nome Gaia, per riferirle la sua idea e chiederle aiuto. 

Ape Gaia rimase ad ascoltarla con molta attenzione, ma non convinta su quanto le stesse proponendo, la interruppe per un attimo e disse: “Amina fermati! Capisci che non sarà per nulla facile!! Ci sarà gran lavoro da fare e da portare a termine. Se tu dovessi decidere di far tutto quello mi hai riferito, non potrai mai più tornare indietro! Questo lo capisci!”

La farfalla sicura della decisione presa, asserì che per nulla al mondo avrebbe mai rinunciato ad organizzare un evento così importante per tutti gli insetti della valle. 

Le due amiche passarono il tempo a discutere. Quando giunse il momento di separarsi, si salutarono con l’intento che si sarebbero riviste. Dopo una stretta di mano le due di separarono. 

Amina riprese il volo per andare alla ricerca di altre partecipanti. Mentre Gaia continuò a raccogliere il dolce nettare dei fiori. Finalmente Amina riuscì a raggiungere il campo delle grandi Rocce, dove viveva una Vespa Nera. 

La giovane vespa viveva all’interno della cavità di un alto pioppo argentato, insieme alle sue amate sorelle. Tutte quante quella mattina erano impegnate nella costruzione della loro

nuova casa. Vespa Nera pur essendo indaffarata, appena la vide arrivare, lasciò subito il suo lavoro per accostarsi da lei e chiederle la motivazione della sua presenza, alquanto insolita  .  

Farfalla Amina le spiegò che avrebbe voluto realizzare una gara di bellezza per tutti gli insetti che abitavano nella valle. La Vespa ascoltò con interesse la sua proposta ed accettò senza indugiare. 

Vespa Nera incredula ma al tempo stesso compiaciuta per essere stata invitata, riferì tutto quanto alle sue amate sorelle. Anch’esse furono felici di poter darle una mano, qualora ce né fosse stato bisogno.  

Il tempo passò velocemente ed Amina si allontanò e le salutò con un cenno di mano.

Dopo un lungo battito di ali, riuscì ad oltrepassare il lato opposto della valle. Dall’alto vide una Dolce Libellula, che appollaiata sulla riva del torrente deponeva delle piccole uova. 

Amina incuriosita s’accostò, senza dilungarsi troppo le comunicò che sarebbe stata lieta se anche lei come tutte le altre amiche, avesse partecipato al grande evento, che stava organizzando a Val di Prato. Dolce Libellula dopo averla ascoltata, amareggiata rispose: “Mi dispiace ma non posso partecipare, poiché tra un po' di tempo avrò un gran da fare con i miei piccoli nascituri. Comunque ti ringrazio per avermi invitata e ti auguro buona fortuna!” 

La farfalla la salutò con un abbraccio e riprese la sua ricerca. Stanca, decise di riposare sul petalo d’una margherita bianca. Mentre osservava l’immensa valle di Prato Fiorito, intravvide in lontananza una strana figura, nascosta tra i fuscelli d’erba e incuriosita si avvicinò.

Più s’accostava e più la figura le appariva limpida e chiara. Ed ecco finalmente presentarsi dinnanzi ai suoi occhi una giovane cavaletta che stava serenamente sdraiata sulla foglia di un bucaneve a prendere il sole. In bocca teneva stretto un sottilissimo stelo, che roteava da una parte all’altra.

Estasiata per averla incontrata si presentò davanti e la chiamò dolcemente pensando che fosse addormentata: “Rino, amico mio ,sono Amina!”

La cavalletta sentì la sua vocina e all’istante sollevò i suoi occhialoni neri e gettò via il fuscello che teneva tra i denti, poi con un balzo si mise in piedi difronte a lei. 

Imbarazzata per la sua presenza le rispose: “Oh, Oh! Guarda, guarda che bella personcina ci si può incontrare per le strade del mondo! Dimmi mia bellissima farfalla! Che fai da queste parti? Qual buon vento t’ha portata sin qua giù!” 

Amina si avvicinò alla giovane cavalletta ed iniziò ad abbracciarla e stringerla forte a se’, per la gioia di averla incontrata. 

Poi iniziò a parlare velocemente dicendo: “ Oh come sono felice d’averti incontrato. Ti ho forse disturbato! Devi sapere che mentre riposavo sul petalo di una margherita in lontananza ho visto una figura. Allora mi sono chiesta perché non avvicinarmi!” 

Poi si sedette al suo fianco, posò le zampette attorno al suo enorme collo e aggiunse: “Poiché ora son qui accanto a te, colgo l’occasione di darti una notizia. Vorrei che tu mi ascoltassi molto attentamente.” Rino cavalletta capì subito la sua intenzione ed aspettò finché non avesse terminato la sua lunga arringa. 

Amina espose il suo lungo ed interminabile progetto dicendo: “Apri bene le orecchie ed ascoltami. Ho intenzione di organizzare una gara di bellezza a Val di Prato. Ho già parlato con Vespa Nera, Ape Gaia, Dolce Libellula e devi sapere che tutte quante son disposte a darmi una mano Che ne diresti se anche tu mi aiutassi! Son certa che saresti in grado di farlo! Poiché tu con un salto giungeresti per primo ad informare tutti gli insetti della valle. Solamente tu potresti farlo.>> 

Rino Cavalletta pensò che fosse impazzita. Consapevole delle difficoltà che avrebbero potuto incontrare, Rino, cercò in tutti i modi di farla ragionare. 

Lui non riuscì a capire la motivazione di tutto ciò. Che cosa balenava nella sua testolina. Forse non era soddisfatta di se stessa. Amina si mise a supplicarlo e ad inginocchiarsi davanti a lui. 

Nonostante fosse contrario a queste manifestazioni, vide Amina così felice che decise di accettare. 

Amina, non poté crederci, pensò che tutto ciò fosse veramente un sogno ed iniziò a baciarlo sul grande frontone, tante volte.  Rino rimase ammutolito, ma al tempo stesso lusingato per essere stato baciato dalla farfalla più bella della valle. 

Per la gioia si mise a lanciare il suo pesante cappello verso l’alto e cominciò a saltellare come un pazzo. 

I due amici, risero a crepapelle, sino a sentirsi male e cadere lungo il prato e non poter più riuscire a placare la loro grande euforia.

Rimasero insieme, ricordando il tempo passato; quando ancora piccoli giocavano sui prati di margheritine bianche, finendo quasi sempre imbrattati di fresco polline. 

Il sole calava lentamente, per la bella farfalla era giunta l’ora di separarsi e rientrare ognuno nella propria dimora.

Amina prima di congedarsi abbracciò la robusta cavalletta e guardandola disse: “Ti ringrazio per aver accolto la mia richiesta. Ora dobbiamo salutarci, poiché si è fatta ora tarda. Ci vedremo molto presto, amico mio caro.” 

Amina in tutta fretta spiccò il volo. 

Mentre Rino Cavalletta rimase a pensare a come avrebbe potuto aiutare la bella farfalla a realizzare il suo sogno .

La mattina seguente Amina andò a trovare Lucciola di Stelle.  Dopo un lungo volo raggiunse il vasto bosco, dove ergevano alti faggi e pioppi frondosi, che disposti in maniera ordinata, ombreggiavano le rive del ruscello, dove la fresca acqua scendeva lenta bagnando gli argini. I suoi gorgoglii sembravano produrre musica.

Dall’alto vide la piccola e dolce Lucciola di Stelle che giocava con le sue amiche a nascondino, accanto ad un vecchio Pioppo Argentato. Amina le chiamò tutte quante a se. Poi spiegò loro il suo grande progetto e il compito che avrebbero dovuto svolgere. 

Lucciola di Stelle e le sue amiche accettarono con tanta gioia, assicurando la loro presenza e il loro aiuto. Amina le ringraziò congedandosi. Aprì le sue grandi ali e poi si allontanò. 

Tutto sembrava svolgersi nel migliore dei modi, tutte le sue proposte vennero accolte. 

Durante il rientro intravvide dall’alto un cespuglio di rosa canina, cresciuto accanto ad un enorme quercia secolare, posto ai piedi del ruscello. 

Amina si avvicinò verso il cespuglio, raccolse un piccolo bocciolo di rosa per posarlo sui lunghi capelli biondi e mentre cercò di staccare un bocciolo di rosa si punse il dito mignolo della mano

destra. Una goccia di sangue finì in acqua, creando una macchia che pian piano si allargava. 

Amina poco dopo sentì un forte dolore al petto e improvvisamente svenne in un sonno profondo. La mattina seguente si risvegliò, dolorante e infreddolita. 

Preoccupata, pensò subito ad un brutto presagio di morte. Come se il fato avesse deciso la sua sorte.

Al fine di allontanare dalla mente quell’orribile pensiero, decise di danzare in onore delle divinità dei boschi, per ottenere il loro aiuto e preservala da ogni male.

Angosciata lasciò immediatamente quel luogo nefasto e facendo ritorno nella sua dimora. Subito si rinfrescò e si cambiò d’abito, legò i suoi lunghi capelli con fuscelli di paglia, indossò delle nuove e morbide scarpette e in tutta fretta raggiunse la grande vallata, per trascorrere un intera giornata insieme alle sue amiche farfalle e dimenticare quanto le fosse accaduto il giorno precedente. 

Amina decise di non raccontar nulla e tener il segreto per se. Le giovani farfalle la accolsero con tanta gioia ed insieme svolazzarono da un fiore all’altro. Abile e astuta, non fece trapelare nulla, mostrandosi come sempre, leggiadra e sorridente.

La danza delle farfalle dai mille colori era così perfetta e ordinata, sembrava un vero e proprio spettacolo della natura. 

Il profumo della terra umida e dei fiori, inebriava l’aria fresca e frizzante che giungeva da ponente. 

La giornata passò talmente in fretta, che prima di accomiatarsi le une dalle altre, decisero di disporsi in cerchio e tenendosi per mano  intonarono una dolce melodia che diceva.:

<< Vola, vola in su e in giù,  Fino a che non ne potrai proprio più.

Gira, gira intorno a te Finché non incontrerai un bel Re. 

Bello, piacente t’apparirà 

Se il tuo bel sorriso 

Per sempre resterà.>> 

Passarono settimane, finalmente Amina decise di convocare nella sua dimora i suoi amici più cari, per definire l’intera organizzazione. Pensò proprio a tutto, passò dalla scelta degli abiti, al luogo dove si sarebbe dovuto svolgere lo spettacolo, alla scelta del presentatore, all’orchestra, alle tende, alle luci, fino alla scelta dei fiori e alla loro disposizione lungo la passerella ecc…..

Amina chiedeva loro solamente una mano d’aiuto, poiché da sola non ce l’avrebbe mai fatta. 

Rino acconsentì il suo appoggio e dopo di lui seguirono tutti gli altri insetti. Finalmente a Val di Prato si sentiva un aria di festa. 

Molti insetti della valle come: <<formiche, calabroni, bruchi, cavallette, ragni, tarli, cicale e tanti altri>>, aiutarono Rino Cavalletta nella costruzione del grande palcoscenico.

Passarono alcuni giorni e i lavori di costruzione e abbellimento finalmente giunsero al termine.

La mattina seguente Amina e gli amici della valle furono pronti a dare inizio al grande evento.

Le amiche farfalle la raggiunsero nella propria abitazione per aiutarla nella scelta dell’abito.

Gli abiti delle giovani farfalle erano meravigliosi, i loro colori spaziavano dal giallo all’arancio, dallo screziato al fuxia, dal bianco al nero. 

Un giovane e spavaldo Grillo Nero su consiglio di Rino, andò a prendere la bellissima Amina, con una magnifica carrozza, trainata da 4 topini bianchi, tutti ripuliti a lustro. 

Essa venne costruita da un bravo mastro falegname, chiamato “Tarlo Grigio”, che con abile maestria trasformò un grosso tronco di betulla, in carrozza.

Con la restante parte del tronco venne ultimato il maestoso palcoscenico. 

Grazie all’aiuto delle piccole formichine nere, che organizzate in doppia fila come soldati in marcia, fecero un eccellentissimo lavoro di trasporto, senza stancarsi mai, venne portato a termine. Grillo Nero raggiunta la casa di Amina, aspettò con ansia per qualche minuto ancora fuori dall’entrata, finché non fosse scesa a basso, per condurla poi a destinazione. 

Le farfalle l’aiutarono a tenere sollevato l’abito bianco affinché non si sporcasse.

Grillo Nero non appena la vide, rimase ammaliato ed estasiato per la sua bellezza. Le porse la zampetta, l’aiutò a salire sulla carrozza e poi si allontanò. 

Le farfalle la videro andar via, e subito dopo si precipitarono anch’esse a prepararsi per il grande spettacolo. 

In un batter d’occhio, Grillo Nero la portò a destinazione.

Le luci della ribalta gialle e verdi, prodotte dalle giovani Lucciole di stelle illuminarono il grande palco. 

Il tendone rosso venne cucito dal famoso Ragno stilista. Che con grande maestria terminò il lavoro in tempo.

Sulla passerella vi era un lungo tappeto di fiori colorati e profumati, che tracciavano il cammino alle partecipanti. 

Sui lati opposti del palco vennero posizionati due grossi cespugli di ibisco rosso.  

Mentre sul lato destro venne riservata una zona alla giuria, formata da: formiche, bruchi e lombrichi.

Il loro compito era quello di assegnare un punteggio a ciascuna partecipante e decretarne la vittoria. 

Sul lato sinistro del palco vi era invece una grande orchestra composta da: grilli, cicale e cavallette. 

Il pubblico si posizionò sulla parte frontale del palcoscenico. 

La gara prevedeva la vincita dell’insetto più bello di Val di Prato. Quella mattina le partecipanti furono in gran fermento e con invidia si guardavano l’un altra l’abito che portavano indosso. 

Amina raggiunto il palcoscenico, incuriosita decise di dare un occhiata da dietro le quinte, per vedere quanti avessero preso posto a sedere. 

Rimase alquanto meravigliata per il gran numero di posti occupati. Improvvisamente avvertì un brutto presentimento. Cercò in tutti i modi di allontanare i brutti pensieri.

E convocò subito a sé le giovani partecipanti, per proporre loro come presentatore della serata “Rino Cavalletta”.

Rino giunse in ritardo, a causa dei lunghi preparativi. Egli si sentiva così imbarazzato e goffo, che temeva di mostrarsi alla bellissima farfalla. 

Portava in indossò un tight verde a coda, un gilè rosa ed un gigantesco papillon azzurro, che ricopriva interamente il grosso collo e delle lunghe calzette a righe orizzontali, blu, gialle e verdi.  Le scarpette nere avevano un enorme fiocco verde come il colore del gilè. 

Sul capo, portava un cappello a cilindro verde, dal quale fuoriuscivano le sue lunghe antenne nere. Sembrava un vero e proprio damerino di corte. 

Nella zampetta sinistra teneva stretto il suo violino e sulla destra una lunga bacchetta. Rino entrò dietro le quinte e non appena vide Amina con l’ abito bianco a strascico, rimase ammagliato e rivoltosi a lei emozionato disse: “Sei bellissima! Una meraviglia a guardarti. Solo il buon Dio, poteva generare una creatura così bella e perfetta.”  La farfalla arrossi nel sentire quelle dolci parole pronunciate dalla giovane cavalletta.

Rimase stupita nel vederlo così bislacco nel vestire, ma non le importava nulla, perché lo adorava così com’era. Perfino le partecipanti sorrisero nel vederlo così bardato, tutto agghindato a festa. 

Poco dopo tutte quante decisero di allontanarsi e lasciarli soli a discutere.

Rino si sentiva alquanto ridicolo con quell’abito e rivoltosi ad Amina le domandò: “Pensi che quest’abito sia troppo stravagante oppure fuori moda? Dimmi la sincera verità, ti prego non mentirmi. Potresti rispondermi o dirmi qualcosa, anziché guardarmi in quel modo.

Perché non rispondi?” 

Amina sorrise con un sogghigno e avvicinandosi a lui si mise a guardarlo minuziosamente. L’unica cosa che teneva fuori posto era il papillon azzurro, che si era allentato.

Allora decise di stringerglielo un po' e rivoltasi a lui disse: “ Ecco! Tutto apposto. Ora sei perfetto. Direi che non sei affatto fuori moda. Penso che tu sia fra tutti gli insetti di questa valle, il più affascinante. Sei così buono, simpatico e generoso, hai delle qualità che ti rendono così speciale. Per me tutto il resto non conta. Tu sei così come sei.”  Rino nel sentire quelle ultime sue parole aggiunse: “Ti ringrazio, tutto ciò mi lusinga. ”

Amina provò in ogni modo a stuzzicarlo per farlo sorridere un po’, poiché sembrava un vero e proprio ebete. Poi rivoltasi a lui continuò a parlargli dicendo: “A parer mio… sei un vero principe, proprio come quello delle favole dei fratelli Grimm. Sei fantasticamente fantastico. Devi cercare però d’essere un pochino più disinvolto e meno impacciato.  Sembri però un ebete. Sorridi un po’!” 

Rino Cavalletta ascoltò con molta attenzione le sue parole ed irritato esclamò: 

“ Ricapitolando, prima affermi che io sono un principe, poi dici che sono un ebete. Poi ho sentito altre parole come: goffo, smorto. Dimmi che altro ancora? Amina mi stai forse prendendo in giro?!”  La bella farfalla sorrise e prima di congedarsi gli rispose: “Ma…è possibile che tu non capisca! Stavo assolutamente scherzando. Sai benissimo che non penso a tutto ciò. Però dovresti essere più disinvolto, ossia meno rigido e impacciato. Mettici un po’ più di allegria e sorridi. Non vorrai farti vedere dal vasto pubblico in questo modo. Sembri un manichino imbalsamato!” 

Rino la fermò subito ed esclamò: “ Ok, va Bene! Ora basta però!” Amina lo spinse verso il grande tendone e gli ordinò di guardare all’esterno verso la platea, poi disse: “Guarda quanti sono! Ti saresti mai aspettato tutto questo? Gli insetti della valle hanno occupato tutti i posti a sedere. Forza amico mio, diamo inizio alla grande serata. Dimostriamo a tutti loro cosa sappiamo fare. Non pensare all’abito che indossi, perché va benissimo. Speriamo vada bene tutto il resto.”  

Prima di allontanarsi da lui, gli diede una pacca sulla spalla ed aggiunse: “Forza e coraggio, mio caro! Ora andiamo a sistemarci il trucco. Forza non c’è più tempo!” 

Entrambe rientrarono all’interno dei propri camerini per mettersi in ordine e rilassarsi prima di dare inizio allo spettacolo. 

Rino si sedette davanti allo specchio per mettersi del cerone sul volto, quando ad un tratto sentì giungere sino alle narici un delicato profumo di rose romanze. 

Decise allora di seguire la dolce fragranza per capire da dove arrivasse. Allora provò ad avvicinarsi nel camerino di Amina. Aprì la porta e la vide seduta davanti allo specchio che si riassettava i capelli e si spargeva il dolce profumo.

Come impazzito l’afferrò per un braccio e la baciò.

Non riuscì a resisterle. Le sue labbra sapevano di dolce e puro miele. Con delicatezza le spostò il boccolo che scendeva lungo la fronte e stringendola a se le sussurrò con voce flebile: “Amina, mia piccola e dolce farfalla! Perdonami, ma non sono riuscito a contenermi. Il tuo profumo mi inebria e mi confonde.” 

Rino chinò la testa e la liberò dalla morsa delle sue zampette. Amina imbarazzata cercò di farlo tacere posandogli l’indice sul musetto e disse: “Sciocca e adorabile Cavalletta pazza. Non parlare più. Io non ho mai incontrato nessun altro animaletto, come te. Sembri così rude e grossolano dall’aspetto, ma sei così dolce e gentile. Come posso non amarti. Tu sei per me l’insetto più importante.” 

Rino Cavalletta rimase imbarazzato e con tono pacato le rispose: “Ho capito! Ma ora non continuare più. Diamo ora inizio alla gara.

Sei pronta?” 

Farfalla Mina sentì il suo cuore battere forte di gioia, lo prese sotto il braccio ed esclamo: “Si sono pronta! Diamo inizio al grande spettacolo. Vedrai che andrà tutto bene!” 

Il sole stava ad osservare sorridente dall’alto, brillava come non mai, illuminando l’intera valle. Lo spettacolo ebbe inizio e tutti gli invitati avevano già presero posto a sedere. 

Rino Cavalletta e Farfalla Amina uscirono dal camerino e insieme alle altre partecipanti si disposero dietro le quinte dividendosi nei due lati opposti. 

Rino Cavalletta fu il primo ad entrare in scena e si posizionò al centro del palcoscenico, tenendo in mano il suo un magico stradivari. Le libellule disposte ai lati opposti del palcoscenico iniziarono ad aprire molto lentamente l’enorme tendone creato da Ragno Stilista, per rendere la scena ancora più sorprendente.

Rino apparve in piedi davanti al grande pubblico con in mano il suo stradivari. Prima di iniziare aspettò ancora per qualche minuto, finché le luci non si fossero abbassate.

Scese il silenzio completamente e le magnifiche melodie di Bach e Beethoven, riprodotte dal violino di Rino iniziavano a riecheggiare per tutta la valle. 

Il vasto pubblico rimase incantato ad ascoltare quelle sognanti note.  Terminata la sua performance, Rino ringraziò il pubblico con un inchino prima di congedarsi. Poi consegnò lo strumento alla giovane Mantide religiosa, che con grande gioia partecipò al grande evento. Il pubblico entusiasta si alzò in piedi e fece un lungo plauso.

Rino convocò a sé tutte le partecipanti sul palco, una per una, chiamandole con il loro nome. 

Ogni insetto mostrò il proprio abito. La prima a presentarsi al pubblico fu Ape Gaia che con giovialità indossava un semplice abito corto, a strisce gialle e nere, impreziosito da un morbido pellicciotto dorato posto sul collo e sui polsi. 

Le splendide scarpette nere le permisero di muoversi leggiadramente sul grande palcoscenico al suon di musica. La giovane ape ottenne dalla giuria un buon numero di voti.

Arrivò il momento di Vespa Nera. Insetto di ineguagliabile eleganza, che con il suo abito lungo e nero, stretto in vita da una cinta gialla, metteva in evidenza i suoi sottilissimi fianchi e le sue lunghe gambe. La giuria non apprezzò il modo di presentarsi così sfacciato e frivolo ed ottenne così pochissimi voti. 

Fu il momento di Dolce Libellula, che tra tutte le partecipanti era la più piccola. La libellula mostrò  pubblico il suo abito appariscente con colori cromati che variavano dal blu alla lavanda, dallo scarlatto al rosa, con una sfumatura come quella di una fiamma e le sue doppie ali trasparenti e luminescenti .

Alla gara parteciparono anche tanti altri insetti come: coccinelle, lombrichi, mosche nere e verdi, zanzare e falene, calabroni. 

Ultima però fra tutte le partecipanti a mostrarsi al grande pubblico fu farfalla Amina. Il grande tendone si riaprì e al centro del grande palco si presentò la bella farfalla, con un abito di tulle bianco a strascico. Le sue  grandi ali ricoperte da una lieve porporina luminescente vennero illuminate dalle lucciole di stelle, creando così una scena fantastica. Le morbide scarpette a punta bianche le permisero di volteggiare su se stessa in modo armonico seguendo le magnifiche note di Beethoven prodotte dallo stradivari di Rino Cavaletta. 

La sua danza fu accompagnata dal canto delle cicale, dei grilli canterini. Il pubblico impazzì per la bella farfalla e soddisfatto per la sua performance si alzò in piedi ad applaudirla. 

Nessuna delle partecipanti riuscì a competerle. L’unica tra le partecipanti ad ottenere il massimo dei voti, non solo per il colore dell’abito, ma anche per la grazia e la raffinatezza delle sue movenze, fu la bella Amina. 

Persino la giuria andò in delirio e non esitò ad aggiudicare Amina, vincitrice della gara. Mentre assegnò a Dolce Libellula il secondo posto e ad Ape Gaia il terzo posto.  

Rino soddisfatto per la vincita della sua amata, sollevò l’esile zampetta in segno di vittoria, e rivolgendosi ai presenti disse: “Oggi…miei cari amici è un gran giorno. La vincitrice della gara è  Amina. Metterò io stesso la corona sul capo della bellissima reginetta.” 

Si girò verso Amina, le posò la corona sul capo e rivolgendosi nuovamente al pubblico aggiunse indicandola: “Ecco a voi, l’insetto più bello e più aggraziato di Val di Prato. La vostra Amina! La più bella tra tutte le partecipanti. In questa valle, non esiste altro insetto che possa eguagliarla.” 

Amina si riposizionò al centro del palco e si inchinò più volte a ringraziare il pubblico.

Una lacrima di gioia scese lungo il suo viso e soddisfatta s’accostò a Rino baciandolo dolcemente sul frontone. Rino rimase immobile ed incredulo, ma felice per essere stato baciato da lei.

Il pubblico si alzò in piedi per una seconda volta ed urlò a gran voce il suo nome.

Dietro al palcoscenico Ape Gaia e Dolce Libellula iniziarono a litigare, per il punteggio ottenuto. 

Ape Gaia riuscì ad ottenere il terzo posto, avrebbe potuto sicuramente avere il secondo dopo Amina, se non fosse stato per Dolce Libellula, che in un primo momento declinò l’invito, ma poi si presentò alla gara, senza avvertire nessuno. 

Persino le altre partecipanti si inserirono nel litigio, creando così un grande scompiglio. 

Il fato volle che a causa del ronzio provocato dal litigio degli insetti, richiamasse a se l’attenzione di un grosso corvo che si trovava a sorvolare intorno al grande Pioppo Argentato, in cerca di cibo. Improvvisamente, il cielo si fece cupo e scuro. Un forte vento provocato dal movimento delle sue enormi ali, spazzò via gran parte dei fiori che ricoprivano la lunga passerella del palcoscenico.  Il rosso tendone cucito dal Ragno Stilista con meticolosa pazienza e maestria venne completamente stracciato via dal corvo.

Ape Gaia e Dolce Libellula impaurite, terminarono il loro litigio. Entrambe volarono via, in direzioni diverse, al fine di cercar un riparo sicuro, per paura d’esser prese.

Rino Cavalletta che dal palco lo vide sorvolare minaccioso, non esitò un secondo a richiamare alcuni insetti che stavano fermi a conversare ed ad altri che rimasero come incantati ad osservare il Corvo, ignari del pericolo. 

Rino preoccupato urlò disperatamente con tutte le sue forze, per avvertirli del pericolo, sembrava non ascoltassero per nulla.  Allora prese una tromba d’angelo e inizio a urlare: “ Nascondetevi vi prego o finirete all’interno delle sue grandi fauci. Andate via...cosa state aspettando!” 

Non appena terminò le ultime parole, il corvo si scagliò su di loro e se li mangiò in un sol boccone.

Rino chiuse gli occhi, poi si gettò terra e per la rabbia iniziò a dare fino a ferirsi le zampette. Disperato si mise a cercare Amina da ogni parte, ma non la trovò. 

Mentre il corvo si aggirava attorno al palco, Rino decise di star fermo per non farsi notare, dietro l’albero di Acacia, non lontano dal palcoscenico. Pensò allora di salire sul ramo più alto della pianta per avere una buona visione e capire dove fosse finita Amina. 

Dall’alto Rino notò che sul lato sinistro del palcoscenico vi era Amina, nascosta nel sottopalco. Le sembrò che fosse immobilizzata per la paura ed accanto a lei fossero posate a terra la corona e lo scettro. 

Rino sentì un rumore di passi veloci, chinato lo sguardo verso il basso vide Lucciola di Stelle, che scappava in tutta fretta. 

Allora decise di chiamarla, invitandola a salire di sopra al fine di nascondersi dietro le spesse fronde. 

Una volta raggiunta la sommità la giovane Lucciola lo ringraziò. Rino le confidò d’essere preoccupato per la sorte di Amina e le chiese se potesse inviarle dei piccoli segnali di luce, per farle capire la loro posizione. Lucciola di Stelle non aspettò un minuto in più che subito inviò dei segnali,

Amina appena li vide capì che potesse essere stata solo lei ad inviarli. Allora prese la decisione di allontanarsi da quel luogo per raggiungerla. 

Cercò di fuggire via anche se in quel momento ebbe il sentore che le sarebbe accaduto qualcosa di grave.

Rino Cavalletta ringraziò la piccola lucciola e in tutta fretta saltò giù dalla pianta per precipitarsi da lei e portarla via con se. Ma durante il tragitto venne visto dal corvo che in un attimo lo scaraventò lontano con un colpo d’ala. 

Amina vide tutta quanta la scena allora cercò in tutti i modi di farsi notare ed inziò ad urlare a gran voce: “ Hei! Sono qui, vieni a prendermi, se ci riesci.” 

Certa che si sarebbe rivoltato contro di lei, chiuse gli occhi per paura e rannicchiandosi su se stessa, cercò di proteggersi all’interno delle sue grandi ali. 

Il corvo attirato dallo scintillio delle ali piombò su di lei in gran velocità e l’afferrò portandola via con se. 

Quel luogo era divenuto oramai un deserto. Tutti gli insetti della valle erano fuggiti via.

Dolce Libellula che stava nascosta tra i cespugli di mirto, vide quanto accaduto, ma non poté far più nulla per aiutarla. Preoccupata, si mise ad urlare: “Nooo! Amina che hai fatto!!. Se puoi liberatene, vola via e vieni verso di me.” 

Amina sentì le sue parole, cercò in tutti i modi di liberarsi, ma era  intrappolata tra i grossi artigli. Provò pian piano a dimenarsi fino a scivolar via , fino a che riuscì a liberarsi. All’istante apri le sue grandi ali e spiccò il volo per dirigendosi verso la giovane amica. Ma il Corvo Nero non appena si accorse, la raggiunse senza lasciarle scampo. Questa volta durante la presa un grosso artiglio le si conficco nell’ala destra, ferendola. 

Amina non sentì subito il dolore all’ala, ma provò comunque una seconda volta a liberarsi, ma non riuscì. Allora decise di rinunciare all’ala ferita e con forza la strappò via dall’artiglio, vedendosi poi precipitare a terra accanto al grande ulivo ultracentenario.  Durante la caduta la bella farfalla colpi il capo a terra e perse conoscenza. Il brutto presagio stava per compiersi. 

Sopraggiunta la notte, tutti gli insetti della valle oramai avevamo trovato un riparo sicuro: sotto terra, dentro le fessure degli alberi, altri ancora sotto i sassi e dietro i cespugli di cisto.

Del grande palcoscenico non rimase più nulla. Tutto fu completamente distrutto. Corvo Nero non volle rinunciare alla sua bellissima preda e andò a riprendersela.

Iniziò a girarle intorno, come fanno le api con il miele, creando un gran vortice, poi pian piano planò sino a discendere a terra e posarsi al suo fianco. 

Rimase accanto a lei, senza spostarsi mai. La giovane farfalla dopo un po’ tempo si riprese, aprì gli occhi e vide accanto a se il brutto corvaccio. Sperava tanto che prima o poi si allontanasse da lei, per fuggire via.

Un giovane ed incauto coleottero passò per caso nelle vicinanze a cercar riparo, vide un cespuglio di alloro ci si intrufolò all’interno.  Il Corvo sentì uno strano fruscio di foglie provenire proprio da quel  cespuglio posto proprio di fronte a lui; incuriosito si avvicinò, infilò l’enorme testa e non appena lo vide tra gli steli, aprì il suo lungo becco e se lo mangiò in un sol boccone.

Amina ebbe paura di fare la stessa fine, allora cercò di fuggire via, trascinando il suo esile corpicino con molta difficoltà. Il Corvo immediatamente la fermò con la sua enorme ala ed irritato le sussurrò: “Non farlo mai più o ti pentirai d’essere nata! Tu non potrai mai scappar via da me. Sai perché? Perché tu ora mi appartieni !” 

Amina con le lacrime agli occhi e con voce fioca  si rivolse al Corvo e rispose: “Perché fai tutto questo? Cosa vuoi da me? Lasciami andare, ti prego!”

Il Corvo la guardò con guardò intenso e cupo e disse: “Tu mia cara farfalla verrai con me. Staremo per sempre insieme.”

La farfalla con le lacrime agli occhi rispose: “Tra noi non ci potrà mai essere nulla. Siamo così diversi. Tu sei un grosso uccello ed io una semplice farfalla. Lasciami andare ti prego e te ne sarò riconoscente.” Il Corvo con voce roca le rispose: “Non voglio e non posso lasciarti andare. Tu resterai per sempre insieme a me. Ti porterò lontano da qui, oltre le alte vette. Dove tu sarai la mia regina.”Amina cercò in tutti modi di farlo ragionare e disse: “ Perché non hai ucciso anche me, come hai fatto con altri? Che ho di diverso?” 
Il Corvo Nero non diede nessuna risposta. Triste e priva di forze, non riuscì a risollevarsi da terra. Il dolore diventò sempre più forte. Nel frattempo Ape Gaia che si trovava all’interno di un mughetto bianco cresciuto sotto il cespuglio di alloro, aspettava il momento giusto per allontanarsi. 

Consapevole del pericolo, prese coraggio e si allontanò per andare alla ricerca di Rino ed informarlo dell’accaduto.

La piccola ape si aggirò senza una meta precisa. Per il lungo vagare si fermò a riprendere fiato e riposarsi un po’ sotto una foglia di viburno e lì s’addormentò.

Dopo alcune ore, una goccia d’acqua cadde sul volto di Gaia e spaventata si svegliò di soprassalto. Poi si spostò per andare alla ricerca di fiori freschi e rifocillarsi di buon nettare. 

Soddisfatta riprese il volo e continuò a cercarlo. Durante il tragitto dall’alto vide un’enorme montagna di foglie secche, disposte accanto ad una folta siepe di felci.

Stranamente le parve di vedere che le foglie si muovessero, pur non essendoci vento. Stranita decise di accostarsi, ma ebbe paura di dare un occhiata. Aspettò per un po', poi prese coraggio e si mise a spostarle, pensando che là sotto vi fosse qualche insetto nascosto. 

Ape Gaia si mise ad urlare: “ C’è qualcuno qua sotto! Esci fuori!

Fatti vedere!” 

Una voce fioca rispose:  “Sono io!” rispose Rino  “Io chi?” aggiunse l’ape.

“ Rino Cavalletta!” rispose Rino.

Ape Gaia incredula, ma al tempo stesso felice per averlo ritrovato rispose: << Rino, sei tu! Ora ti tiro fuori. Aspetta! Non ti muovere.

Provo a spostare tutte queste foglie.>> 

La giovane ape riuscì con tenacia a spostar via un’interminabile montagna di foglie secche, senza mai fermarsi, aprendo così un varco di luce.

Finalmente vide sbucar fuori una zampetta, l’afferrò e con tutte le forze lo tirò fuori. 

Rino apparve completamente impolverato e sporco. 

Il suo stravagante abito era rovinato. I due appena si videro si abbracciarono. 

Rino le riferì che mentre cercava di salvare Amina portandola via, il Corvo lo colpì con la sua enorme ala, scaraventandolo lontano, tanto da farlo finire sotto un enorme mucchio di foglie, diventando poi il suo unico rifugio.  

I due si allontanarono e andarono alla ricerca di un posto più sicuro. La cavalletta nonostante fosse ferita alla spalla a causa della caduta, prese su di se la piccola ape.

Durante il tragitto elaborarono un piano di difesa per liberare Amina e tutti gli insetti della valle, dalla presenza del terribile Corvo.  Oltrepassato il torrente, Rino trovò un luogo sicuro, per riposare un po' e riprendere fiato e forze. Con delicatezza posò a terra. la piccola ape. I due si sedettero sopra un grosso masso e passarono del tempo insieme a conversare. Rino decise di confidare ad Ape Gaia il grande sentimento che provava per la giovane farfalla. Gaia gli confidò d’averlo intuito già da tempo. 

Gli fece persino capire che non sopportava la sua testardaggine e il fatto che tutti gli insetti della valle fossero sempre pronti ad esaudire ogni sua richiesta o desiderio, ad ogni costo. Riteneva d’essere testarda e ammaliatrice.

Ma nonostante ciò l’apprezzava, per la sua dolcezza e la sua ingenua vitalità. 

Rino le spiegò che proprio a causa della sua ingenuità, sentiva in cuor suo il dovere di proteggerla. 

I due amici s’accorsero di aver fatto tardi e si misero nuovamente in cammino. 

Finalmente Rino saltellando velocemente riuscì a raggiungere il campo dei Gigli Selvatici e con l’aiuto di Ape Gaia riuscì a radunare a sé sciami d’api, vespe nere e calabroni. 

Tutti insieme organizzarono un piano di difesa per uccidere il terribile corvo che aveva causato centinaia morti. 

Gli sciami nonostante avessero la consapevolezza di perdere la propria vita in combattimento, non avrebbero mai rinunciato alla difficile impresa, in difesa non solo della bella farfalla ma anche di tutti gli abitanti della valle. 

Giunta notte la bellissima luna piena illuminò l’intera valle 

L’ enorme sciame guidato da Ape Gaia e Rino si mise in volo. Il forte ronzio prodotto dalla nuvola in movimento si diresse verso il vecchio ulivo, dove si trovava Corvo Nero e la povera Amina. 

Il corvo dopo aver sentito il forte ronzio delle api e delle vespe sollevò lo sguardo verso il cielo e lo vide arrivare. Prima di allontanarsi da Amina avvicinò il suo lungo becco al suo orecchio e con tono minaccioso disse: “ Guarda i tuoi amici stanno arrivando a salvarti. Questi non hanno capito con chi hanno a che fare. Sicuramente, mi divertirò a fargli fare una brutta fine.” 

Amina cercò di fermarlo tenendogli la zampa e rispose: “Ti prego farò tutto quello che vuoi, ma non ucciderli. Verrò con te, ma lasciali in pace.” 

Il Corvo allontanò la sua zampetta e disse: “Devo andare. Aspettami! Non ti muovere per nessuna ragione al mondo! Ricorda mia dolce farfalla, che tu non sei in grado di allontanarti. Per cui stai molto attenta.Poiché se tu lo dovessi fare, io ti raggiungerò molto tempo prima che tu spossa allontanrti. Ricorda bene che in questa valle non rimarrà vivo più nessuno! ” 

Il Corvo aprì le sue grandi ali nere piumate, spiccò il volo e si diresse contro lo sciame, senza alcun timore, certo di vincere la sua battaglia.

Nel frattempo, Rino Cavalletta rimase nascosto sotto un grosso cespuglio di more, finché il corvo non si fosse allontanato. 

Giunto il momento propizio si allontanò per andare a riprendere Amina. Raggiunto il luogo dove si trovava la farfalla. Sconvolto nel vederla in quello stato, priva della sua ala, con gli abiti completamente rovinati e in uno stato di semi incoscienza, Rino senza aspettare un sol secondo in più la prese tra le sue zampette e la portò via con se saltellando, in tutta velocità. 

Rino sentì il suo esile corpicino freddo. Allora gli venne in mente di trovar subito un riparo. Finalmente vide un piccolo antro in una pianta di fico e vi entrò. E posò Amina su un letto di foglie finché non si fosse ripresa. Poiché il suo corpicino era molto freddo si mise accanto a lei riscaldandola con il suo corpo e con delle foglie. 

Dopo essersi ripresa, le  rinfrescò la fronte e le diede dell’acqua fresca. Lo sguardo catatonico di Amina, lo impietosì. Disperato decise di riprendere il percorso e tenendola stretta tra le zampette superiori, raggiunse l’albero d’acacia, dove l’aspettava Mantide Religiosa.  

Finalmente arrivò a destinazione, attraversò una fessura presente nella pianta e delicatamente la depose sopra un morbido letto ricoperto di petali di rosa profumati, che avevano preparato tempo prima Mantide Religiosa e Ape Gaia, in precedenza avvertite da Rino. 

Disperato rimase al suo fianco finché’ non si fosse ripresa. 

Qualche attimo dopo Amina riaprì gli occhi e appena lo vide allungo la zampetta per accarezzargli il viso, ma le forze non le permisero di farlo. Con voce flebile Amina si rivolse a lui e disse: “Dove mi trovo! Perché sono qui?” 

Rino cercò in tutti i modi di mostrare la sua preoccupazione e rivoltosi a lei rispose: “Mina… amor mio! Ora sei all’interno di un albero d’acacia . Ti ho portata qui per proteggerti e tenerti lontana da lui. Son riuscito a prenderti perché il corvo ora è intento a lottare contro un grande sciame. Mi son dovuto fermare prima nell’antro di un vecchio albero di fico, perché hai perso conoscenza e il tuo corpicino era freddo. Devi sapere che insieme ad Ape Gaia e ad altri insetti della valle abbiamo organizzato un piano di difesa per ucciderlo e liberare la valle da quel mostro. Starò con te ancora per poco, ma poi dovrò andare ad aiutarli.”

Amina si rivolse a lui con le lacrime agli occhi disse: “Ti prego, non andare! Il corvo potrebbe ucciderti. Perché rischiare la tua vita. Ti scongiuro resta qui con me. Ho bisogno di te!” 

Rino le accarezzò il pallido viso, la baciò sulla fronte e le prese la zampina destra e prima di allontanarsi rispose: “Ascoltami, ti prego! Mantide religiosa resterà a tenerti compagnia. Ora però devo andare perché lui potrebbe ritornare a cercarti. Ed io non voglio che lui venga a riprenderti per portarti via.

Non è questo il momento giusto, ma avrei dovuto dirtelo tempo fa. Questo perché non ho mai trovato il coraggio di dirtelo, per paura d’essere rifiutato. Tu per me sei l’essere più incantevole che io abbia mai conosciuto. Io ti amo e ti amerò per sempre. Aspettami!”  Prima di allontanarsi la baciò sulle calde labbra e saltò via.  Nel frattempo Corvo Nero si scagliava contro le api e le vespe, difendendosi con tutte le sue forze. 

Rino Cavalletta raggiunse finalmente gli sciami. Quando da lontano, vide il corvo combattere come una furia ed una moltitudine di insetti stesi a terra morenti. Nonostante il corvo fosse ricoperto da migliaia di pungiglioni, egli continuava il combattimento. Dopo ore di lotta, stanco e ferito non riuscì più a reggere il peso e cadde a terra in posizione supina, con le ali aperte ed il becco rivolto verso l’alto. 

Il suo corpo era completamente tumefatto, quasi irriconoscibile. Vespe, api e calabroni furono felici di aver eliminato il corvo, pur avendo perso alcuni di loro la vita.

Rino andò verso di lui per accertarsi che fosse realmente morto, ma quando si accorse che ancora respirava, si allontanò per la paura.  Il corvo aprì i suoi grandi occhi rossi come fuoco e rivoltosi alla giovane cavalletta con voce roca disse: “Vai a riprenderti la bella farfalla, se fossi sicuro di restar vivo, stai sicuro che l’avrei portata via con me. Ma ora però ti chiedo di uccidermi. Non farmi morire di stenti. Uccidimi ti prego.” 

Rino pur avendo la rabbia nel cuore e per essere stato questo un giorno così nefasto, decise di non farlo soffrire di stenti. 

Andò alla ricerca di un tronco appuntito all’estremità, poi chiamò a se il gruppo di calabroni e vespe per aiutarlo a sollevarlo. Poi con  impeto lo conficcarono al centro del petto del grande Corvo Nero . 

L’urlo liberatorio di Rino, riecheggiò sull’intera valle. 

Il corvo finalmente venne ucciso. Il suo corpo fu trasportato verso un dirupo, che stava distante da lì mille piedi e poi fu gettato via.  Gli insetti che per lungo tempo rimasero nascosti, furono avvertiti della morte del corvo da Ape Gaia. Allora pian-pianino, uno dopo l’altro uscirono dai loro nascondigli e l’intera valle finalmente riprese a vivere. 

Ape Gaia e Rino Cavalletta felici per essere riusciti nel loro intento ringraziarono tutti coloro che parteciparono al combattimento. 

Ape Gaia comunicò agli abitanti della Valle di Prato Fiorito che non si sarebbe mai più svolta, nessuna gara di bellezza e nessun altro tipo di manifestazione, poiché molti insetti per questo motivo persero la propria vita.

Ape Gaia terminato il suo discorso, lasciò il posto a Rino Cavalletta, che continuò a raccontare quanto fosse accaduto. 

La piccola ape, nel frattempo si precipitò nel nascondiglio dove si trovava Farfalla Amina. 

Giunta all’interno dell’albero d’acacia, vide Amina pallida e agonizzante, con accanto Mantide religiosa che liberava la fronte dai lunghi capelli umidi. 

La fronte di Amina scottava per la febbre. Ape Gaia le rinfrescò il viso e la liberò dalla folta coltre di foglie che la ricopriva.

Nel vederla così sofferente s’intristì. S’accostò al suo viso e con un fil di voce le sussurrò: “Amina, riesci a sentirmi. Son venuta a comunicarti che il Corvo è morto. Tutta la valle è stata liberata. Ora non dovrai mai più preoccuparti.”

Farfalla Amina nel sentire quelle parole emise un sospiro di sollievo, le prese la zampetta stringendola forte a se e poi si riaddormentò. La piccola ape le rimase accanto senza mai spostarsi. 

Dopo un po’ di tempo, Rino stanco e affaticato, rientrò all’interno dell’albero d’acacia, con ancora gli abiti e le zampette sporchi di sangue. Il suo bell’abito era irriconoscibile.

L’immagine che si presentò davanti ai suoi occhi era veramente raccapricciante. Ape Gaia stava accanto ad Amina che le rinfrescava la fronte, mentre Mantide religiosa piangeva asciugandosi gli occhi, dinnanzi al suo capezzale. 

Improvvisamente una lacrima scese lenta lungo il viso di Rino, tracciando un solco, fino a scendere lenta a terra.

Nonostante fosse stanco, decise di prenderla in braccio e portarla all’aperto per farla respirare un po’. 

Si sedette sopra un grosso masso accanto al grande albero e tenendola tra le braccia cominciò ad accarezzarle il viso. 

Rimase a guardarla finché Amina non avesse riaperto i suoi splendidi occhioni verdi.

Dopo un po' di tempo la bella farfalla si svegliò trovandosi avvolta tra le sue possenti zampe.

Rino Cavalletta vide il suo viso sofferente e in quel momento ebbe un brutto presentimento. Allora cercò di rassicurarla e non farle capire la sua preoccupazione e disse: “Amore mio. La valle è stata liberata. Siamo riusciti ad uccidere Corvo Nero. Ora non dovrai aver più timore di lui. Io starò sempre accanto a te, non ti lascerò ma più sola.”  

Poi le indicò l’orizzonte e disse: “Guarda Il sole sta sorgendo! E’ giunta l’alba e i raggi del sole tra un po' scalderanno la terra.” 

Amina voltò lo sguardo a levante e a fatica rispose: “ Si! E’ bellis… simo.” 

E stringendosi sempre più al suo petto continuò dicendo: “ Sembra annunciare una nuova rinascita. Vorrei stare accanto a te per sempre. Grazie perché hai salvato l’intera valle. Sono orgogliosa di te.” 

Per un attimo Amina si fermò a riprendere fiato ed aggiunse: “Sono molto stanca…le forze non mi reggono più. Amore, non penso d farcela. Mi sento debole.”

Mentre Ape Gaia che stava a conversare con Mantide religiosa, Amina volle liberare il suo cuore e rivolgendosi a Gaia disse: “Devo essere sincera con te e voglio confessarti che ho provato un’accecata gelosia nei tuoi confronti. Tu possiedi qualità che io non ho. Sei sempre allegra, spensierata e laboriosa. Qualità che molti apprezzano e che io non possiedo. Ho sempre pensato che Rino fosse attratto da te, vedo che passate molto tempo insieme. Spero anzi vorrei essermi sbagliata. Poiché sicuramente non ci sarò più.Ti prego, Ape Gaia prenditi cura di lui e proteggilo, come hai fatto sempre.” 

Ape Gaia le riferì che Rino per lei era solo un amico e provava nei suoi confronti solo una certa simpatia. Poi le confidò che anche lei provò nei suoi confronti gelosia ed invidia, non solo per la sua bellezza, la sua raffinatezza, ma anche per l’attenzione che riusciva ad ottenere da tutti quelli che gli stavano attorno.

Amina ascoltò Gaia e rispose dicendo: “ Ma io non ho mai chiesto, nulla, più di quanto loro mi abbiano dato.”

Amina continuò suo discorso e disse: “OH, amici miei! Tutto sta giungendo al termine. Non so se siate a conoscenza, ma quando una farfalla perde la sua ala, ha vita breve. Tutto questo non sarebbe mai successo, se non fossi stata così sciocca ed incosciente. Non avrei dovuto organizzare quella stupida gara di bellezza. Ho pensato solo a me stessa.” 

Entrambe le ordinarono di non pensarci più, perché oramai era tutto finito.    

Amina desiderava liberare il suo cuore e continuò il suo discorso dicendo: “La mia superbia è andata oltre. Volevo mostrare a tutti che l’insetto più bello della valle ero io e nessun altro. Capite, IO! ” Rino Cavalletta sentendo quelle parole rimase impietrito ed esclamò: “Dolce amor mio! Tu sei l’insetto più bello della valle. Questo è certo! Ma ora cerca di riposare! Basta ti prego non pensarci più. Riposati ora e stai tranquilla.” 

Nonostante Rino le avesse detto di non affaticarsi, continuò a parlare dicendo: “Come posso star tranquilla e riposare, con questo peso che sento addosso. Molti insetti son morti per causa mia.”  Rino Cavalletta sentì il desiderio di baciarla e la baciò. 

Quel bacio sembrò non finire mai. Prese il suo viso tra le mani e guardandola disse: “Tu non hai colpa di nulla. Le cose accadono, perché devono accadere. Ricordi, quando Corvo Nero sentì quel forte brusio provocato dal litigio delle partecipanti! Tutto accadde da quel preciso istante. Ma nessuno poteva prevederlo. Allora, la colpa è anche la mia e di tutti coloro che ti hanno aiutata a realizzare il tuo sogno. Lo abbiamo fatto per te. Come potevamo non esaudire un tuo desiderio.”

Amina morente, cercò di pronunciare le sue ultime parole: “ Ho paura. Abbracciami ti prego, tienimi forte a te.. Sento tanto freddo, le forze mi stanno per abbandonare. Non voglio entrare nell’oscurità e non vederti più, dolce amore mio.” 

Amina cominciò ad ansimare e a respirare con difficoltà e rivoltasi a lui disse: “Il… mio destino… è stato segnato da tempo.  Devi sapere che una mattina mentre mi accingevo a raccogliere dei boccioli di rosa canina, mi punsi il dito  ed una goccia cadde nel

ruscello creando una macchia che si allargava sempre più. Come se avesse voluto anticipare la funesta sorte.”

Ad Amina iniziarono a mancare le forze, un forte dolore giunse al petto e voltando lo sguardo al cielo urlò:

“Mia amara sfortuna!! Perché vieni ora… a beffarti di me e tu mia cara vita perché’ mi abbandoni! Come puoi spezzare questo dolce incantesimo. Ma se io dovessi venir via con te, ti prego, lascia ch’io ti segua, senza sentir alcun male. Fai in modo che il mio spettacolo…finisca ora e mi conduca ad un nuovo inizio, per poi gioire in altre valli in fiore.” 

Girò il capo verso Rino e prima che il soffio della vita l’abbandonasse disse: “Amor mio, ancor per poco. Sto’ per congedarmi…come fanno gli attori quando lo spettacolo è giunto al termine. Ti aspetterò, là dove tutto non è mai fine. Mio dolce e caro bizzarro Rino.”  Il petto iniziò a manifestare segni di asfissia e i battiti del polso erano irregolari e lenti.  

Un colpo di tosse interruppe il suo discorso, cercò di riprendere il fiato e per l’ultima volta prima di congedarsi disse: “Rino… a..mor mi...o.Add…dio.”

Amina mentre cercava disperatamente di accarezzargli il viso, la sua mano scivolò via verso il basso e il suo capo si adagiò sul suo petto. Poco dopo spirò. 

Improvvisamente Rino Cavalletta sentì un dolore al petto, come se fosse stato colpito a morte. 

Impazzito, iniziò ad urlare ed implorare: “No…Perché? Piccola e sciocca farfalla. Ti prego… resta con me. Come sarà la mia vita senza te. Come farà la valle ad essere priva della tua bellezza e della tua tenerezza” 

Cercò di scuotere il piccolo corpicino privo di vita, tenendolo stretto tra le braccia dondolandolo, avanti e indietro, accompagnando quel movimento con un pianto lungo e silenzioso. 

Il dolore per la perdita dell’amata Amina era incommensurabile. Rino la riportò all’interno e la posò nuovamente nel letto. 

La giovane cavaletta non riuscì più a trovar pace, lui avrebbe voluto morire insieme a lei. 

Si sedette a terra tenendosi il capo, per ore. La sua mente cominciò a rivivere tutti i momenti passati insieme, come in una vecchia pellicola di un vecchio film di Zeffirelli. 

Il destino fu così crudele con lui, per averlo lasciato solo senza la sua amata farfalla. 

Neppure la morte riuscì a scalfire la sua bellezza. Il viso ceruleo e bianco, aveva ripreso il volto del dolce riposo. Ape Gaia e Mantide religiosa piansero ininterrottamente davanti al suo capezzale. 

Ape Gaia rimase sconvolta e non poté credere su quanto fosse accaduto. Mantide religiosa su ordine di Rino andò ad informare gli insetti della valle della morte della farfalla. 

Il corpicino fu deposto su un fascio di spighe giallo oro al centro del palcoscenico, con a fianco la corona e lo scettro. Rino posò accanto ai suoi piedini una corona di fiordaliso, che emanava un profumo dolciastro. 

Con grande tristezza Rino volle ricordare al pubblico presente alla cerimonia che Farfalla Amina sarebbe stata per sempre l’unica reginetta di bellezza di val di Prato. 

Gli insetti della valle piansero per la perdita della loro amata farfalla.

Rino Cavalletta venne aiutato da Ape Gaia, Dolce Libellula,

Vespa nera e Mantide religiosa a trasferire il corpicino su

di una grande foglia di fico, ricoperta da petali di rosa canina. Poi s’accostò a lei e la baciò sulle fredde labbra, che non sapevano più di dolce miele. Rino aiutato da alcuni insetti con delicatezza la posarono sul letto del torrente e prima che le dolci onde la portassero via, Rino fu il primo a darle l’ultimo saluto dicendo: “Addio dolce amore mio! Chi mi inebrierà con il profumo di rose romanze! Chi mi darà quei dolci baci …chi danzerà per me! Chi mi farà sorridere, quando sarò triste! Chi riempirà le mie giornate vuote! Chi resterà al mio fianco quando anch’io come te, lascerò questo luogo! Mia bellissima e dolcissima farfalla. Nessun altra prenderà mai il posto tuo. Addio amor mio.” 

Rino pianse tanto per la morte della sua bella amata. 

Mentre il corpicino di Amina si allontanava sempre più dalla riva, Rino urlò a gran voce: “ADDIO. Un giorno ci rincontreremo e staremo per sempre insieme. Ti amo e ti amerò per sempre. Ora fai un buon viaggio…addioooo.” 

Il corpo di Amina venne trasportato via dalle limpide e fresche acque azzurre dell’impetuoso torrente. Rino Cavalletta prese il suo stradivari ed iniziò a suonare una dolce melodia di Bach in suo onore. Tutti gli insetti della valle, si disposero ai bordi della riva, fino a che non la videro scomparire. 

Aforisma: Se congiunto non è con la saggezza, un dono assai funesto è la bellezza.

 

 

 

 

 

 

 

 


 


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