IL PRINCIPE ONOFRIO

 


Il Principe Onofrio.

C’era una volta un giovane Principe che  ricevette da re Umberto,suo padre, un grossa somma di denaro, per aver vinto la battaglia contro i mori di Spagna. Il giovane lasciò il suo regno, per andare alla ricerca di un nuovo mondo. Salpò in mare insieme alla sua ciurma ed iniziò le sue tante avventure,

 nei grandi oceani della terra. Onofrio impavido ed astuto condottiero riuscì a conquistare nuove terre. 

Passarono degli anni ed Onofrio dopo aver circumnavigato per lungo tempo,decise di far ritorno a Val Donato. 

Re Umberto oramai giunto a tarda età consegnò il suo regno a Guglielmo suo genero, pensando che suo figlio Onofrio fosse morto in  battaglia . 

Un giorno accadde che innanzi alle mura del suo castello si presentò un uomo con la barba e i capelli lunghi, vestito di cenci e con calzari in pelle rovinati dal tempo. 

L’uomo si pose sotto l’alta muraglia del castello, protetta dalle guardie e poco dopo si mise ad urlare a gran voce: “aprite sono Onofrio! chiamate mio padre. 

Avvertite che il figlio prodigo è tornato. Riferitegli che son qui ad aspettarlo” Le guardie dall’alto gli intimarono di allontanarsi all’istante. Re Umberto sentì dal finestrone della sua camera delle urla e incuriosito si affacciò. 

Dall’alto vide un uomo vestito di cenci che sbraitava qualcosa. Decise allora di recarsi nella parte alta del castello a controllare, s’accostò alle guardie e disse: “Che succede? Chi è che urla, a quest’ora?” 

Le guardie gli comunicarono che in basso vi era un uomo che dichiarava d’esser suo figlio. Allora il re guardò verso il basso per capire chi fosse e disse:” Perché urlate!! cosa volete? chi siete?” Onofrio abbassò il cappuccio mostrando il viso e disse: “Signore, Padre mio, io sono vostro figlio Onofrio. Non mi riconoscete!”  Re Umberto pensò che l’uomo fosse un malfattore e seccato rispose: “Perché dichiarate d’esser mio figlio. Mio figlio è partito verso luoghi lontani, tanto tempo fa. Potrebbe esser morto. Come faccio a credervi!  Vi state forse burlando di me! Io non ho potere, il mio regno oramai è nelle mani di mio genero Guglielmo. Se lo siete veramente, dimostratemelo e sarò ben lieto di riabbracciarvi. Ma se siete un abile bugiardo vi comunico già da ora, che chiederò alle guardie di rinchiudervi nel nelle carceri del castello e vi farò perire di stenti” 

Onofrio sentendo quelle frasi, si rivolse all’ anziano re chiedendo spiegazioni su chi fosse questo Guglielmo. 

Re Umberto intristito abbasso il capo e rispose: “Perché mi fate questa domanda! Certamente non spetta a voi, sapere chi sia Guglielmo. Vi comunico che lui è un uomo crudele e spietato. Tempo fa, uccise molti dei nostri soldati ed obbligò la mia primogenita Cecilia a sposarsi con lui, al fine di appropriarsi l’intero regno.”   Onofrio per far capire al proprio padre che non stava mentendo si tolse gli abiti trasandati, rimanendo completamente nudo e rivolgendosi lui disse: “Padre mio, guardatemi! Osservate per bene la macchia rossa che ho nel petto. Ha la forma di un cuore. Riuscite a ricordarvi. Questa è una voglia che ho sul mio petto da quando venni al mondo. Ricordo molto bene quando diceste che la regina madre, desiderò delle fragole.” Re Umberto vide la voglia, ma continuò a fargli domande: “Si ma non mi basta” 

Onofrio con grande dolore rispose: “Perché non mi credete? Ricordate almeno che ho un piccolo grande neo dietro l’orecchiò sinistro?” 

Il re immediatamente rispose: “Mi volete prender in giro? Molte persone potrebbero avere un neo dietro l’orecchio.” 

Guglielmo non riusciva a far capire al re che lui realmente era suo figlio. Decise allora di raccontargli un piccolo aneddoto: “Vediamo, padre mio se ricordate questo che vi sto per raccontare. 

Quando avevo poco più di 8 anni, una mattina entrai nella vostra camera e vi trovai in vestaglia. Mentre vi cambiavate d’abito vidi sulla vostra spalla destra una profonda cicatrice. Voi la stavate disinfettando con un unguento rosso e mi diceste che l’avevate procurata in battaglia.” 

Poi gli mostrò il punto preciso. Il re si ravvide subito ed ordinò immediatamente alle guardie di abbassare il ponte levatoio e di far passare suo Figlio Onofrio. Poco dopo entrò al castello. Suo padre lo riabbracciò forte a se e disse: “Onofrio, figlio mio! Sei tu, mio caro. Ti prego, riprendi il regno e caccia via Guglielmo Re Umberto”  Poi ordinò ai suoi servi di condurre il figlio nelle proprie stanze.

Dopo essersi rimesso a nuovo, si presentò negli alloggi del castello. Guglielmo non fu mai informato della sua esistenza. 

Quando Onofrio si presento nella grande sala del trono vide Guglielmo seduto sul trono con a fianco i servitori che gli versavano del vino rosso su una coppa d’oro.

 Onofrio infuriato si rivolse a lui e disse: “Sono arrivato in tempo a riprendere quanto mi spetta di diritto, mio caro Guglielmo. Mi presento sono Onofrio, figlio legittimo di re Umberto. Non sono morto come tutti pensavano.”

 Guglielmo si alzò in piedi e con atteggiamento di sfida si avvicinò a lui e rispose: “Chi sei! Un altro imbroglione che dice di essere figlio di re Umberto! Forse non ti hanno riferito che il vero padrone ora sono io! Ti comunico che il tuo amatissimo padre qualche tempo fa ha perso in battaglia. Pertanto tutte le sue proprietà son passate nelle mie mani. Tu non puoi arrogarti il diritto di riappropriarti di una cosa che non è più tua. Se sei realmente suo figlio.” 

Onofrio si avvicino a lui e rispose:” Io sono il figlio di re Umberto. Mi dispiace contraddirvi. Tutto questo tornerà nelle mani di un unico proprietario.” 

Guglielmo si infuriò ed estrasse la spada fuori dal fodero e iniziò a colpirlo. 

Onofrio con gran velocità balzò sul tavolo, passando poi dalla parte opposta riuscendo a prendere una delle spade che stavano appese sopra il grande camino. Il padre entrò nella grande sala li vide combattere. 

Preoccupato cercò di fermarli, ma non riuscì. I due continuarono a darsi di spada, fino ad uscire all’ esterno del castello per poi fermarsi al centro del grande cortile. 

Onofrio abile ed astuto, combatté con tutte le sue forze come un vero condottiero. Guglielmo si trovò in difficoltà e con la mano sinistra lanciò sugli occhi di Onofrio una manciata di terra. Poi lo colpì a tradimento al fianco destro. 

Onofrio nonostante fosse ferito e non riuscisse a vedere, sentì i suoi passi avvicinare e con velocità prese la spada che aveva accanto e lo colpì al petto. Guglielmo cadde a terra morto. 

Onofrio prese il suo corpo, lo sollevò verso l’alto come trofeo e vittorioso si rivolse al popolo dicendo: “Ecco a voi il corpo di Guglielmo. Val Donato ora è libera.” Onofrio consegnò il regno a suo padre Umberto. Re Umberto lo ringraziò il figlio davanti al popolo. Finalmente l’intero popolo fu liberato dai soprusi e dalle angherie. Val Donato riprese a vivere.

 

 

 

 

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