IL PRINCIPE ONOFRIO
nei grandi oceani della terra. Onofrio impavido ed astuto condottiero riuscì a conquistare nuove terre.
Passarono degli anni ed Onofrio dopo aver
circumnavigato per lungo tempo,decise di far ritorno a Val
Donato.
Re Umberto oramai giunto a tarda età consegnò il suo regno a Guglielmo suo genero, pensando che suo figlio Onofrio fosse morto in battaglia .
Un giorno accadde che innanzi alle mura del suo
castello si presentò un uomo con la barba e i capelli lunghi, vestito di cenci
e con calzari in pelle rovinati dal tempo.
L’uomo si pose sotto l’alta muraglia del castello,
protetta dalle guardie e poco dopo si mise ad urlare a gran voce: “aprite sono
Onofrio! chiamate mio padre.
Avvertite che il figlio prodigo è tornato.
Riferitegli che son qui ad aspettarlo” Le guardie dall’alto gli intimarono di
allontanarsi all’istante. Re Umberto sentì dal finestrone della sua camera
delle urla e incuriosito si affacciò.
Dall’alto vide un uomo vestito di cenci che sbraitava
qualcosa. Decise allora di recarsi nella parte alta del castello a controllare,
s’accostò alle guardie e disse: “Che succede? Chi è che urla, a
quest’ora?”
Le guardie gli comunicarono che in basso vi era un
uomo che dichiarava d’esser suo figlio. Allora il re guardò verso il basso per
capire chi fosse e disse:” Perché urlate!! cosa volete? chi siete?” Onofrio
abbassò il cappuccio mostrando il viso e disse: “Signore, Padre mio, io sono
vostro figlio Onofrio. Non mi riconoscete!”
Re Umberto pensò che l’uomo fosse un malfattore e seccato rispose:
“Perché dichiarate d’esser mio figlio. Mio figlio è partito verso luoghi
lontani, tanto tempo fa. Potrebbe esser morto. Come faccio a credervi! Vi state forse burlando di me! Io non ho
potere, il mio regno oramai è nelle mani di mio genero Guglielmo. Se lo siete
veramente, dimostratemelo e sarò ben lieto di riabbracciarvi. Ma se siete un
abile bugiardo vi comunico già da ora, che chiederò alle guardie di
rinchiudervi nel nelle carceri del castello e vi farò perire di stenti”
Onofrio sentendo quelle frasi, si rivolse all’
anziano re chiedendo spiegazioni su chi fosse questo Guglielmo.
Re Umberto intristito abbasso il capo e rispose:
“Perché mi fate questa domanda! Certamente non spetta a voi, sapere chi sia
Guglielmo. Vi comunico che lui è un uomo crudele e spietato. Tempo fa, uccise
molti dei nostri soldati ed obbligò la mia primogenita Cecilia a sposarsi con
lui, al fine di appropriarsi l’intero regno.”
Onofrio per far capire al proprio padre che non stava mentendo si tolse
gli abiti trasandati, rimanendo completamente nudo e rivolgendosi lui disse:
“Padre mio, guardatemi! Osservate per bene la macchia rossa che ho nel petto.
Ha la forma di un cuore. Riuscite a ricordarvi. Questa è una voglia che ho sul
mio petto da quando venni al mondo. Ricordo molto bene quando diceste che la
regina madre, desiderò delle fragole.” Re Umberto vide la voglia, ma continuò a
fargli domande: “Si ma non mi basta”
Onofrio con grande dolore rispose: “Perché non mi
credete? Ricordate almeno che ho un piccolo grande neo dietro l’orecchiò
sinistro?”
Il re immediatamente rispose: “Mi volete prender in
giro? Molte persone potrebbero avere un neo dietro l’orecchio.”
Guglielmo non riusciva a far capire al re che lui
realmente era suo figlio. Decise allora di raccontargli un piccolo aneddoto:
“Vediamo, padre mio se ricordate questo che vi sto per raccontare.
Quando avevo poco più di 8 anni, una mattina entrai
nella vostra camera e vi trovai in vestaglia. Mentre vi cambiavate d’abito vidi
sulla vostra spalla destra una profonda cicatrice. Voi la stavate disinfettando
con un unguento rosso e mi diceste che l’avevate procurata in battaglia.”
Poi gli mostrò il punto preciso. Il re si ravvide
subito ed ordinò immediatamente alle guardie di abbassare il ponte levatoio e
di far passare suo Figlio Onofrio. Poco dopo entrò al castello. Suo padre lo
riabbracciò forte a se e disse: “Onofrio, figlio mio! Sei tu, mio caro. Ti
prego, riprendi il regno e caccia via Guglielmo Re Umberto” Poi ordinò ai suoi servi di condurre il
figlio nelle proprie stanze.
Dopo essersi rimesso a nuovo, si presentò negli
alloggi del castello. Guglielmo non fu mai informato della sua esistenza.
Quando Onofrio si presento nella grande sala del
trono vide Guglielmo seduto sul trono con a fianco i servitori che gli
versavano del vino rosso su una coppa d’oro.
Onofrio
infuriato si rivolse a lui e disse: “Sono arrivato in tempo a riprendere quanto
mi spetta di diritto, mio caro Guglielmo. Mi presento sono Onofrio, figlio
legittimo di re Umberto. Non sono morto come tutti pensavano.”
Guglielmo si
alzò in piedi e con atteggiamento di sfida si avvicinò a lui e rispose: “Chi
sei! Un altro imbroglione che dice di essere figlio di re Umberto! Forse non ti
hanno riferito che il vero padrone ora sono io! Ti comunico che il tuo
amatissimo padre qualche tempo fa ha perso in battaglia. Pertanto tutte le sue
proprietà son passate nelle mie mani. Tu non puoi arrogarti il diritto di
riappropriarti di una cosa che non è più tua. Se sei realmente suo
figlio.”
Onofrio si avvicino a lui e rispose:” Io sono il
figlio di re Umberto. Mi dispiace contraddirvi. Tutto questo tornerà nelle mani
di un unico proprietario.”
Guglielmo si infuriò ed estrasse la spada fuori dal
fodero e iniziò a colpirlo.
Onofrio con gran velocità balzò sul tavolo, passando
poi dalla parte opposta riuscendo a prendere una delle spade che stavano appese
sopra il grande camino. Il padre entrò nella grande sala li vide
combattere.
Preoccupato cercò di fermarli, ma non riuscì. I due
continuarono a darsi di spada, fino ad uscire all’ esterno del castello per poi
fermarsi al centro del grande cortile.
Onofrio abile ed astuto, combatté con tutte le sue
forze come un vero condottiero. Guglielmo si trovò in difficoltà e con la mano
sinistra lanciò sugli occhi di Onofrio una manciata di terra. Poi lo colpì a
tradimento al fianco destro.
Onofrio nonostante fosse ferito e non riuscisse a
vedere, sentì i suoi passi avvicinare e con velocità prese la spada che aveva
accanto e lo colpì al petto. Guglielmo cadde a terra morto.
Onofrio prese il suo corpo, lo sollevò verso l’alto
come trofeo e vittorioso si rivolse al popolo dicendo: “Ecco a voi il corpo di
Guglielmo. Val Donato ora è libera.” Onofrio consegnò il regno a suo padre
Umberto. Re Umberto lo ringraziò il figlio davanti al popolo. Finalmente
l’intero popolo fu liberato dai soprusi e dalle angherie. Val Donato riprese a
vivere.
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