AMATRICE


Posi le mie nude mani sopra un cumulo di macerie,

d'una città antica oramai sepolta.

 Per portar fuori chi fosse sotterrato,

 come fa il medico

quando si impegna nel far

partorire alla donna

il suo tenero fanciullo.

Difficile fu il tanto lavoro

che le forze giungevano a mancamento,

ma lo sforzo mi fu appagato,

nel far rinascere a nuova vita

 la giovane fancilla. 

Che fu liberata

a riveder la nuova luce.

Altri ancor per dolente causa

da me non furon salvati,

poichè la morte giunse prima.

Mentre essi vennero sorpresi 

nel lungo e men dolce sonno.

Tiziana




Questa poesia è dedicata agli abitanti di Amatrice, ma anche al grande compito dei vigili del fuoco che hanno aiutato a portar fuori dalle macerie i resti dei corpi sotterrati e per le grandi abilità che hanno avuto per salvare la vita delle persone. Essi hanno rischiato la loro vita per salvare chi fosse sotterrato. Un grande grazie a tutti loro.

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