GIALLO DI AGATA CRYSTIE





C’erano una volta 9+1 in una stanza e rimasero in 6+1… chi è l’assassino o qui sono l’unico assassino, o questa è una stanza piena di bugiardi.

 

“Mi troveranno disteso sul letto, colpito in fronte, come annotato dai miei compagni di sventura. I diversi momenti dei decessi non potranno essere stabiliti con precisione quando i nostri corpi verranno esaminati. Quando il mare si calmerà, arriveranno dalla terraferma imbarcazioni e gente. E si troveranno dieci cadaveri e un mistero insoluto a Nigger Island” (Lawrence Wargrave, Explicit “Ten Little Niggers” di Agatha Christie, 1939).

Questa mattina al risveglio, il primo messaggio che ho letto era: “C9… C8… C6… e alla fine rimarrà solo”
Come spessissimo accade, il primo input della giornata funge anche da suggerimento… e mi porta a pensare. Soprattutto se il suggeritore mattiniero è il misterioso “Mister Ikse”, che si fa vivo ogni tanto. Questa volta mi ha fatto venire in mente la filastrocca sui “dieci piccoli indiani” (che originalmente erano “dieci injuns” o “dieci negretti”, che sempre spregiativi sono) e mi sono dedicato alla sua storia, come un ulteriore proseguo della sequela, dopo “bigotto” e “sepolcri imbiancati” sulla “falsità”.

Una filastrocca per bambini, di bambini che non imparano mai dall’esperienza
Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.
Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.
Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro,
solo sette ne restar.
Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di lor s’infranse a mezzo,
e sei soli ne restar.
I sei poveri negretti
giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto,
solo cinque ne restar.
Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale,
quattro soli ne restar.
Quattro poveri negretti
salpan verso l’alto mar:
uno un granchio se lo prende,
e tre soli ne restar.
I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar:
uno l’orso ne abbrancò,
e due soli ne restar.
I due poveri negretti
stanno al sole per un po’:
un si fuse come cera
e uno solo ne restò.
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
ad un pino si impiccò,
e nessuno ne restò.

Quindi, questa mattina riflettiamo su una filastrocca per bambini, che deriva – ho provato a capire la genesi, ma confesso che è rimasta confusa, con le derivazioni e i cambi di nomi (e quindi riferisco con il beneficio del dubbio” – da una canzone popolare americana per bambini “Ten Little Injuns” (“injuns” è spregiativo americano per pellerossa) scritto dal cantautore Septimus Winner nel 1886.

Ten little Injuns standin’ in a line,
One toddled home and then there were nine;
Nine little Injuns swingin’ on a gate,
One tumbled off and then there were eight.
One little, two little, three little, four little, five little Injun boys,
Six little, seven little, eight little, nine little, ten little Injun boys.
Eight little Injuns gayest under heav’n.
One went to sleep and then there were seven;
Seven little Injuns cuttin’ up their tricks,
One broke his neck and then there were six.
Six little Injuns all alive,
One kicked the bucket and then there were five;
Five little Injuns on a cellar door,
One tumbled in and then there were four.
Four little Injuns up on a spree,
One got fuddled and then there were three;
Three little Injuns out on a canoe,
One tumbled overboard and then there were two.
Two little Injuns foolin’ with a gun,
One shot t’other and then there was one;
One little Injun livin’ all alone,
He got married and then there were none.












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